COME DUE FRATELLI – AMANG E ADIK

ven 10 mag 15.30 – 18.00 in italiano – 21.00 v.o. con sottotitoli in italiano,
sab 11 mag 15.30 – 18.00 – 21.00,
dom 12 mag 15.30 – 18.00 – 21.00,
lun 13 mag 15.30 – 18.00 – 21.00

(Fu dou ching nian)
di Jin Ong
con Wu Kang Ren, Jack Tan, Serene Lim, Malesia 2023, 116′, Tucker/Academy Two

Gelso d’Oro al Far East Film Festival 2023

Senza documenti, senza diritti, senza la possibilità di “esistere” come cittadini, Abang e Adik sono due dei tanti invisibili che tirano a campare nei quartieri nei sobborghi popolosi e pieni di colori di Kuala Lumpur. Da un lato, appunto, ci sono loro, con una quotidianità buia e spigolosa, dall’altro lato c’è la capitale, con le sue luci, i suoi grattacieli, il suo stile di vita. Una metropoli dove il benessere, o anche soltanto la pura normalità, sembrano il miraggio di un volantino pubblicitario a chi si porta addosso l’emarginazione fin da bambino. Abang e Adik, fratelli di strada e forse anche di sangue, sono inseparabili. Uguali ma diversissimi. Il primo, nato muto, lavora instancabilmente e non smette di credere che il destino possa riservargli un po’ di stabilità, il secondo, più giovane e molto più arrabbiato, rifiuta la propria condizione e cerca di fare soldi facili. Facili e sporchi. Quanto tempo resta a Jia En, agguerrita operatrice di una ONG, per liberarli dalla clandestinità ed evitare che la scelta di Adik si riveli fatale?

Dopo il trionfo all’ultimo Far East Film Festival di Udine, dove ha conquistato a furor di popolo i tre premi principali, il folgorante esordio del regista malesiano Jin Ong arriva nelle sale italiane. Un film struggente, mai sentimentale, che sfida i confini di genere miscelando attualità e poesia di strada.
«In tutte le mie storie l’elemento principale su cui mi concentro è l’umanità, il modo in cui emerge, o tenta di emergere, nelle circostanze più drastiche. Io non sono costretto a lottare per sopravvivere, come fanno Abang e Adik, però mi preoccupo sempre delle persone che stanno ai margini. Nella mia terra, la Malesia, vivono migliaia di persone che non possiedono documenti d’identità. Migliaia di persone che, molto probabilmente, non hanno futuro. Ho scritto questa storia per sensibilizzare l’opinione pubblica sugli ultimi della Malesia e, per estensione, sugli ultimi del mondo. Queste persone lottano e soffrono ogni giorno e io sono convinto che, alla fine, l’amore e l’umanità siano le uniche risorse a loro disposizione. Perché il potere dell’amore e dell’umanità, come cerco di spiegare nel film, possono essere davvero infiniti». (Jin Ong)